
Arriviamo all'Auditorium che sono già le 20:30, è caldo, tutt'intorno è quasi deserto, Roma è quasi vuota e per un attimo ci balena in mente il pensiero che magari la serata è saltata, ma poi sentiamo il vociare del pre-concerto e rassicurati ci avviciniamo al foyer dell'Auditorium.
Giusto il tempo di salutare il caro Antonio G. in trasferta da Taranto (col quale immancabilmente non saltiamo un concerto del Modfather) che scendono le luci e la band sale sul palco.
L'atmosfera è molto soft, posti rigorosamente seduti e anche chi ha la fortuna di stare in basso vicino al palco è abbastanza distante dai musicisti e ammetto che non mi piace, perchè in un concerto che si rispetti la band deve stare al contatto col proprio pubblico...
La prima parte della serata è completamente acustica, con White e Minchella che accompagnano delicatamente Paul e Steve Cradock (che al solito da bella mostra di se in una bellissima
Wishing on a star) e anche se tutto suona benissimo sembra troppo ovattato e distante, sarà che è la prima volta che seguo un concerto di Wellah da così lontano e non mi ci so abituare.
Poi tra pezzoni come
Wild wood e
Up in Suze's room, Cradock comincia a impugnare la sua cara Gibson 335 finchè anche Paul, sulle note di
Out of the sinking, abbandona l'acustica, si dedica alla più rockeggiante Epiphone Casinò e allora il ritmo sale e più di qualcuno comincia a faticare a rimanere seduto.
Come al solito la scaletta spazia dai Jam agli Style Council all'ultimo album solista con grossa gioia del pubblico e io mi rammarico sempre più di stare così abbarbicato in alto sulla gradinata; Whitey è sempre un mostro di bravura e tutta la band si esprime a livelli notevolissimi e
C'mon Let's go ne è la prova evidente; si scivola via un pezzo dietro l'altro e sulle note di
Town called Malice quasi più nessuno rimane seduto...come suonano!
Dopo un'ora e quaranta le luci si abbassano e i musicisti escono di scena e, con sgradita sorpresa, non risaliranno più sul palco per gli ormai abituali bis, non so se per motivi di carattere organizzativo o altro e così la serata termine.
Il tempo di una birra veloce, un saluto all'altro irriducibile splinter Luca R. (che ringrazio per avermi presentato a Damon Minchella, simpaticissimo oltrechè un signor bassista) e via a casa.
P.S.
Un saluto ai miei due mod/compagni di viaggio, la prossima volta arriviamo in Vespa!
;-)